Gli investitori, grazie alle piattaforme di P2P Lending, hanno ora a disposizione nuove classi di attività finanziarie, i prestiti P2P, per gestire il loro denaro. Sul mercato non vi è nulla di simile per rapporto rendimento/durata, tipologia di rischio diversificato, bassa volatilità e de-correlazione.
Nel mercato dei prestiti P2P nessuno può vantare un rapporto rendimento/durata e una diversificazione come quelle di PRESTIAMOCI.
Gli aspetti fondamentali dell’investire nei prestiti P2P
La prima regola che ispira l’investimento in una piattaforma di prestiti P2P è la diversificazione: tanto maggiore è la diversificazione, quanto più si riduce il rischio – il rischio intrinseco si annulla – e quanto più stabile è il rendimento.
La diversificazione elimina il rischio di investire sui singoli prestiti, annullandone il rischio intrinseco.
Ma vi sono anche altri fattori che incidono sulla riduzione del rischio: la composizione del portafoglio, la velocità di impiego delle somme e le modalità di investimento continuative.
La composizione del portafoglio è una delle componenti principali che determinano il rendimento dell’investimento, influenzato inoltre anche dalla velocità di investimento e dal reinvestimento. In alcuni casi si assiste a clienti che, selezionando ogni investimento individualmente in base a criteri di scelta particolari, impiegano molto tempo a completare l’utilizzo di tutta la loro disponibilità e ad ottenere un livello di diversificazione ottimale, rimanendo così esposti al rischio di concentrazione a lungo e non mettendo a frutto il denaro impiegato.
Un investimento in prestiti di una piattaforma di P2P Lending si caratterizza, inoltre, per essere totalmente de-correlato rispetto ad altre forme di investimento. E’ infatti una forma d’investimento legata allo stato di salute dell’economia reale e dei consumi, con prospettiva a lungo periodo, e non è influenzata dalla volatilità tipica di altre forme di investimento. Ha una propria volatilità, ma si tratta di una minima volatilità.
L’ottica naturale di un investimento in prestiti esclude, pertanto, la logica speculativa e predilige la visione di medio-lungo periodo prestandosi in particolare per investimenti progressivi di accumulo, tramite:
- il reinvestimento delle somme ricavate dalla piattaforma, che consente di avere un rendimento multiplo cumulato, interessante in ottica pluriennale se confrontato con altre forme di risparmio assicurativo o similari, e con costi accessori notevolmente inferiori;
- la modalità di investimento specifica dei piani di accumulo, che permettono di investire in modo veloce le somme messe a disposizione in quanto programmabili.
Durata e flussi di cassa
L’investimento in prestiti comporta incassi a partire dal mese successivo all’investimento e i relativi flussi di cassa previsti sono diversi da quelli di un titolo di debito tradizionale.
A parità di guadagno, in conseguenza dell’incasso delle rate a partire dal mese successivo all’investimento, il Prestatore si trova in una posizione finanziaria progressivamente e costantemente migliore di quella dell’investitore in un tipico titolo finanziario e con esposizione media del capitale investito decrescente al trascorrere del tempo. Le somme incassate e disponibili per il Prestatore possono essere subito reinvestite, tutte o in parte.
Infine, per avere dei punti di riferimento, quando si comparano gli investimenti in prestiti con altri titoli, occorre tenere presente che il confronto di rendimento va effettuato con il rendimento di titoli con durata pari a circa la metà della durata complessiva del contratto di prestito o, viceversa, che la somma investita è, in realtà, impegnata mediamente per il 50% della durata del prestito stesso.
Tassazione
Nell’ambito del P2P Lending i redditi sono tassati:
- per le persone fisiche all’aliquota marginale – e quindi inseriti nella dichiarazione dei redditi;
- per le persone giuridiche nell’ambito della tassazione del reddito di impresa.
Gli operatori P2P che operano come istituti di pagamento applicano una ritenuta sugli interessi alla fonte. La suddetta ritenuta non è però a titolo definitivo, per cui il cliente dovrà effettuare il ricongiungimento della tassazione al livello della propria aliquota marginale in dichiarazione dei redditi.
In altri Paesi il trattamento dei “proventi da prestiti in una piattaforma di P2P Lending” è già stato considerato come provento di natura finanziaria ed i Paesi più evoluti hanno addirittura riconosciuto a tale investimento un trattamento migliorativo osservando che tale forma di impiego ha una duplice funzione:
- consente, attraverso meccanismi di leva finanziaria, di aumentare il potenziale di erogazione;
- aumenta le possibilità sul mercato del credito e la relativa efficienza potenziandone la domanda.
In Italia è stata solo avanzata, ma non concretizzata, l’ipotesi di un trattamento con una trattenuta alla fonte del 10%. La proposta avrebbe l’indubbio effetto di avvicinare con maggiore facilità i potenziali investitori al P2P Lending in virtù di una tassazione favorevole.
Al momento, in presenza di tale difformità, l’investitore ha la possibilità di valutare la propria fiscalità o quella dei familiari e accedere al meccanismo tramite il soggetto del nucleo familiare che ha il carico fiscale più favorevole. Se il Prestatore è invece persona giuridica la tassazione viene uniformata al carico fiscale dell’impresa.
Garanzie e Fondi di Protezione
Anche se la diversificazione è la principale forma di tutela del modello P2P, i Prestatori, tuttavia, sono molto sensibili all’introduzione di ulteriori meccanismi di tutela, motivo per cui sono state proposte dagli operatori all’Estero e in Italia delle tipologie di copertura che, per quanto attrattive, non risultano vantaggiose per il cliente.
Proprio come nei piani di investimento, la principale tutela degli investimenti nei prestiti P2P è data dalla diversificazione.
La finalità di queste soluzioni è quella di fornire una copertura del rischio che mira a tutelare maggiormente l’investimento del Prestatore; come ogni garanzia, queste tutele hanno però un costo che si traduce in un minor rendimento per il Prestatore.
I meccanismi di tutela possono essere suddivisi in due categorie:
- meccanismi di accantonamento di commissioni che potrebbero essere incassate dai Prestatori in fase di erogazione dei Prestiti, per creare i cosiddetti Fondi di protezione;
- meccanismi di tutela e garanzia forniti da terzi e, comunque, non dai Prestatori stessi.
Fondi di Protezione
Il sistema dei Fondi di protezione, che sta avendo una certa diffusione sul mercato, è generalmente organizzato come segue:
- una parte della commissione pagata dai Richiedenti viene accantonata per costituire il Fondo a copertura delle perdite future delle classi di merito a cui appartiene il prestito da cui deriva;
- la commissione viene utilizzata esclusivamente a favore dei Prestatori per l’eventuale copertura delle quote capitale da incassare dei prestiti giudicati insolventi dall’operatore P2P;
- il Fondo può essere impiegato dall’operatore a copertura delle spese di recupero crediti;
- la valutazione dell’utilizzo del fondo è discrezionale da parte dell’operatore P2P; mentre le scelte di utilizzo messe in atto dall’operatore P2P sono vincolanti per il Prestatore;
- con il rimborso delle quote capitale l’operatore subentra in tutti i diritti del Prestatore nei confronti del Richiedente e nel diritto ai futuri incassi da eventuali recuperi;
- il Fondo è costituito con riferimento alle classi di rischio di appartenenza dei prestiti, anche se – nel caso in cui si riveli eccedente per una classe di rischio – l’operatore si riserva il diritto di utilizzarlo per altre classi;
- se il fondo è insufficiente, le perdite eccedenti sono a carico comunque dei Prestatori.
Quindi, quando l’operatore P2P decide di considerare insolvente un prestito, viene attivato il Fondo e il Prestatore si vede accreditato il 100% del capitale non restituito (senza gli interessi di mora e interessi delle rate in ritardo) alla data della copertura.
I fondi di protezione appaiono rassicuranti e vantaggiosi, ma non sempre giocano a favore del Prestatore.
Si capisce che questo meccanismo a prima vista possa piacere al Prestatore, che si vede accreditare un “rimborso” dalla piattaforma. Tuttavia si ritiene che questa soluzione sia penalizzante per il Prestatore e che ci siano diversi motivi per cui non proporla.
- Nei Fondi di protezione è previsto che la commissione venga pagata dai Richiedenti. Tuttavia l’accantonamento di una commissione per il Fondo non si aggiunge al costo del prestito per il Richiedente, ma ne è parte integrante, poiché il Richiedente paga un prezzo di mercato (TAEG) ed è indifferente alla finalità per i quali vengono impiegati gli interessi e commissioni che paga sul prestito. Pertanto la commissione, anche se pagata dal Richiedente, di fatto rappresenta una riduzione del tasso di interesse che potrebbe incassare il Prestatore. Peraltro se tale commissione non fosse pagata dai richiedenti, ma sottratta dal rendimento, si ricadrebbe in una fattispecie che non consentirebbe la deducibilità dal rendimento di tale costo.
- Se il Fondo viene costituito con somme che potrebbero essere incassate fin da subito da parte dei Prestatori ne consegue che la copertura delle insolvenze viene effettuata con importi già pagati anticipatamente dal Prestatore. Si tratta di un semplice gioco contabile, che penalizza il Prestatore in quanto anticipa la perdita sostenuta per poi riconoscergli il beneficio della copertura incassando un provento che, di fatto, dovrebbe già essergli proprio.
- La commissione è di proprietà dell’operatore, che ne fa l’utilizzo che ritiene anche se con l’impegno di utilizzarla a favore dei Prestatori. Se il Fondo risultasse eccedente, i Prestatori vengono comunque privati dei relativi rendimenti sottratti in eccesso.
- Se il Fondo risulta carente, la perdita eccedente grava comunque sul Prestatore. Il Fondo quindi non costituisce alcuna garanzia e non tutela certamente il prestatore dal rischio.
- Il Fondo copre esclusivamente le quote capitale da rimborsare e non gli interessi maturati e non incassati alla data di trasferimento del credito nonché gli interessi di mora.
- Con l’attivazione del Fondo i Prestatori sono OBBLIGATI a vendere all’operatore P2P il credito. L’operatore P2P ne acquisisce la piena proprietà e il diritto agli eventuali futuri incassi derivanti dall’attività di recupero comprando tali diritti con le somme del Fondo, che a loro volta sono state versate dai prestatori stessi. Sembrerebbe quasi che venga comprato il credito con i soldi di chi lo vende.
- Il Fondo riduce la trasparenza della piattaforma. Permette di allocare perdite del portafoglio su una base più larga, spostandole nel tempo, fra classi di merito e in definitiva fra Prestatori, concedendo all’operatore P2P, che si trova in evidente conflitto d’interessi, ampia discrezionalità. Alcune categorie di prestatori si possono quindi vedersi ridurre i rendimenti per la copertura delle perdite di altri prestatori.
Sebbene quindi il Fondo abbia un aspetto molto rassicurante per il Prestatore, in quanto al momento della manifestazione della perdita gli viene comunicata la sua “neutralizzazione”, risulta chiaro che non vi sono vantaggi reali per il Prestatore nell’avere un meccanismo di copertura di questa natura.
Poiché gli operatori P2P che propongono queste forme di garanzie si riservano ampia discrezionalità di utilizzo del Fondo e poiché si trovano in conflitto di interesse, la presenza del Fondo costituisce uno strumento che può assecondare comportamenti scorretti a danno del Prestatore; ad esempio, utilizzare solo parzialmente il Fondo lasciando in carico al Prestatore una parte delle perdite ed utilizzando la parte eccedente per altre categorie di Prestiti.
In sintesi, risulta difficile apprezzare quale possa essere il vantaggio per il Prestatore ad avere un simile strumento.
Prestiti Garantiti e Prestiti Assicurati
Dato che il Fondo di protezione sostanzialmente non protegge i Prestatori, ma li penalizza, vengono offerte delle opzioni di tutela reale ai quei Prestatori che ne sentono la necessità, in modo da poter assicurare loro una copertura sostanziale.
E’ possibile garantire l’investimento tramite soggetti terzi, ma questo comporta un rendimento inferiore.
Queste tutele hanno le seguenti caratteristiche:
- non sono costituite accantonando rendimenti dei Prestatori, ma sono fornite da soggetti terzi (l’operatore P2P o anche soggetti finanziari o assicurativi terzi);
- se le perdite sono superiori al valore garantito, la parte eccedente non viene addebitata al Prestatore;
- modificano il profilo di rischio effettivo dell’investimento e pertanto presuppongono tassi di rendimento inferiori. Hanno un costo tuttavia “predeterminabile” e che il Prestatore può valutare se conveniente o meno rispetto alla riduzione di rendimento che comporta;
- non prevedono meccanismi forzati di adesione.
Queste caratteristiche appaiono determinanti: in sostanza, tali coperture hanno un costo predeterminato che impatta il rendimento; dall’altro però si assicura un limite alle perdite.
Per alcune tipologie di prodotto può essere lo stesso operatore P2P ad assumere l’impegno di rimborsare le rate in ritardo. Tali prodotti possono evidentemente avere tassi di rendimento meno remunerativi rispetto a prodotti a rischio pieno, in quanto tali garanzie hanno dei costi a monte sostenuti dall’operatore. Il Prestatore può valutare la convenienza di investire in un prodotto garantito o meno.
L’operatività del Prestatore
L’investimento nella maggior parte delle piattaforme consente all’utente Prestatore di operare secondo due modalità:
- Investimento manuale, che consiste nella scelta individuale del Prestatore su quali prestiti investire;
- Investimento automatico, eseguito dalla piattaforma sulla base di regole predefinite.
Entrambe le modalità di investimento impongono la diversificazione.
La prima modalità di investimento consente la scelta dei singoli prestiti in cui investire e, in ogni prestito, non può essere investita una somma superiore al lotto minimo o di una frazione dell’importo investito. La diversificazione viene raggiunta progressivamente continuando a selezionare nuovi prestiti da finanziare.
Nell’investimento automatico, invece, il Prestatore seleziona una linea di investimento fra quelle messe a disposizione dalla piattaforma. La scelta di attivare la modalità di investimento automatica premia il Prestatore in quanto aumenta considerevolmente la velocità di impiego.
Alcune piattaforme, inoltre, offrono la possibilità di attivare il reinvestimento delle somme incassate in automatico, cosa molto apprezzata dagli investitori in quanto consente di accumulare rendimenti composti.
In PRESTIAMOCI è possibile reinvestire automaticamente le somme incassate per accumulare rendimenti composti.
Un’ulteriore opportunità di investimento per i prestatori è il Mercato Secondario, ovvero un mercato in cui i prestatori si scambiano quote di prestiti. Alcuni prestatori mettono in vendita le posizioni che intendono liquidare e altri prestatori le acquistano incrementando la propria posizione.
E’ possibile, inoltre, scambiare sul Mercato Secondario le proprie posizioni di prestatori.
I Prestatori acquirenti possono avere le seguenti finalità:
- velocizzare i tempi di impiego delle somme da investire, che – come si è detto – incide sulla redditività;
- acquistare prestiti con una storia di rimborso già conosciuta.
Generalmente sul mercato secondario possono essere ceduti solo prestiti con situazione di pagamenti regolari. L’acquisto di prestiti con una storia già consolidata di pagamenti regolari rappresenta un plus-valore per un acquirente. Non si esclude che in futuro nel mercato secondario potranno essere negoziati anche prestiti con rate in ritardo.
I Prestatori venditori sono mossi dalle possibilità di:
- modificare la composizione del proprio portafoglio in funzione dei propri obiettivi di investimento;
- liquidare parte dell’investimento per anticipare i tempi di uscita.
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[Questo post è l’ultimo di una serie di 4 che hanno l’obiettivo di far meglio conoscere e capire cosa sia il P2P Lending.]