Social lending: i prestiti tra persone sono il futuro del credito al consumo? Kata Web – sezioni consumi La fiducia verso le banche è in calo? C'è chi si rivolge ad altri canali. Il social lending è una forma di credito fra privati che sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Serve per finanziare un viaggio, una nuova attività e non solo Con la crisi e la stretta creditizia che incombono sui risparmiatori italiani, prende sempre più piede il social lending, anche noto come “peer-to-peer”. E' il prestito fra persone. Che consente di ottenere somme di denaro a tassi d’interesse più convenienti rispetto a quelli offerti dal mercato bancario. A conferma delle ottime prospettive di questa forma di credito alternativa, anche John Mack, ex presidente e amministratore delegato del colosso bancario Morgan Stanley, ha deciso d’investire nel social lending. L’ex “squalo” della finanza è, infatti, entrato nel gruppo di private equity Kkr e, come annunciato lo scorso 13 aprile dal Financial Times, farà parte anche di Lending Club, una delle più importanti società americane di social lending, specializzata in microfinanziamenti attraverso una community online. Questa notizia dimostra come anche Wall Street sia stata conquistata dal social lending: vediamo, quindi, di capire meglio in che cosa consiste e come funziona questa nuova tipologia di prestiti, che sta diventando sempre più popolare in Italia e nel mondo. Il social lending (letteralmente prestito sociale) è una forma di finanziamento alternativa al tradizionale prestito bancario, che offre tassi particolarmente vantaggiosi perché non prevede la mediazione di un istituto di credito. Questo tipo di servizio è offerto solitamente da società online, che mirano a favorire l’incontro tra domanda e offerta di prestiti personali. I progetti che vengono finanziati attraverso il social lending possono essere tra i più svariati: dall’acquisto di auto e moto all’avvio di un’attività professionale, fino ad un soggiorno all’estero o agli studi universitari. Ognuno è libero di lanciare la propria idea e ogni finanziatore può decidere liberamente come investire i propri soldi. Le società coinvolte – che non sono né finanziarie né banche) che si occupano di favorire l’incontro fra domanda e offerta, s’impegnano a predisporre strumenti di sicurezza per evitare il rischio d’insolvenza o eventuali ritardi nei pagamenti. Come già fanno le banche, queste società assegnano a ogni richiedente un rating corrispondente alla sua affidabilità creditizia. Per l’assegnazione del rating, i siti di social lending possono fare affidamento anche sulle banche dati utilizzate dai normali istituti di credito, nelle quali è documentata la storia creditizia di chi chiunque faccia ricorso al credito. In generale, i clienti con un basso rating si vedranno applicare tassi d’interesse più elevati, mentre, invece, quelli con un alto rating avranno interessi meno onerosi da pagare. Inoltre, in caso di mancato pagamento della rata, la società intermediaria attiva in tempi rapidi un programma di recupero crediti. In Italia il social lending ha incominciato a diffondersi solamente da pochi anni. Il primo progetto totalmente made in Italy è Prestiamoci, una community on line nata nel gennaio del 2010 con l’obiettivo di promuovere lo scambio fra privati. Per classificare i creditori, Prestiamoci, che vanta fra i suoi investitori anche la tedesca Smava e Banca Sella, si affida alla banca dati Crif nonché a interviste approfondite ai clienti. Oltre a Prestiamoci, esiste un’altra società straniera che ha da poco riottenuto l’autorizzazione a operare da parte della Banca d’Italia: è l’inglese Zopa, che ha dato vita alla nuova community online Smartika.