A maggio 2020 nelle discussioni ritorna attuale l’ipotesi di una patrimoniale. Scopriamo perché non incide sugli investimenti nel Social Lending.
Di recente il Partito democratico ha proposto alla Camera dei Deputati la Covid Tax, un’imposta patrimoniale, un contributo di solidarietà per gli anni 2020 e 2021 a carico dei redditi più elevati, da destinare a tutti coloro che versano in situazioni di povertà a causa della crisi o in situazioni di grave difficoltà per la perdita completa del reddito, come i giovani lavoratori autonomi. Il prelievo graverebbe sui cittadini che hanno un reddito annuale superiore agli 80mila euro e inciderebbe sulla parte eccedente di tale soglia. Secondo le previsioni. La proposta prevede che la somma versata, rispettando i criteri di progressività sanciti dalla nostra Costituzione, sarà deducibile e partirà da alcune centinaia di euro per le soglie più basse fino ad arrivare ad alcune decine di migliaia di euro per i redditi superiori al milione
Le dichiarazioni del Premier in merito a una patrimoniale
In Italia vi è un grande risparmio privato. A tempo debito vedremo. Così si è espresso il Premier Giuseppe Conte alle domande su una possibile futura patrimoniale. Una risposta che apre molti possibili scenari. In primo luogo, perché questa soluzione non è stata esclusa. Al contrario, la risposta sembra lasciar intendere che esistono le condizioni per farlo, considerata l’elevata ricchezza privata degli italiani e le passività finanziarie molto basse rispetto al reddito lordo.
Il risparmio privato italiano: alcuni numeri
Il risparmio privato in Italia è fra i più alti dell’Unione Europea. Secondo Istat e Bankitalia la ricchezza privata nel nostro paese vale circa 10.000 miliardi di euro. Una condizione che, secondo molti giornalisti economici, aprirebbe la strada alla patrimoniale come soluzione. Questa soluzione infatti risulta particolarmente remunerativa per le casse dello stato.
Sempre secondo gli analisti, la soluzione della patrimoniale sarebbe caldeggiata anche dalla Germania. Il giornalista tedesco Daniel Stelter sostiene l’esistenza di un piano studiato direttamente dal governo tedesco. Secondo questo piano, del quale non esistono altre conferme, un’imposta patrimoniale del 14% su tutti i conti correnti italiani, nessuno escluso, permetterebbe al nostro paese di rientrare in poco tempo nei parametri di Maastricht.
Il debito pubblico italiano, al momento, è il più alto d’Europa, al di sopra del 137%. La patrimoniale sopra citata permetterebbe al nostro paese di arrivare al 60% del Pil, lo stesso valore della Germania, fra i paesi più virtuosi.
Le preoccupazioni legate a una tassa patrimoniale
L’ultima tassa patrimoniale applicata in Italia risale al 1992 con Giuliano Amato presidente del consiglio. Il prelievo ammontò allo 0,2%, cinque volte inferiore rispetto al minimo preso in esame finora dal governo, ma fece discutere soprattutto la modalità. Il provvedimento fu messo in atto nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, legittimato con decreto d’urgenza pubblicato alla mezzanotte tra il 10 e l’11 luglio.
Una patrimoniale potrebbe influenzare gli investimenti nel Social Lending?
In questo scenario c’è uno spiraglio: la buona notizia per i nostri investitori è che gli investimenti effettuati con Prestiamoci non sarebbero raggiunti da una patrimoniale. Secondo i termini della normativa PSD2 infatti i conti aperti con Prestiamoci non rientrano nelle fattispecie interessate.
In altre parole, anche se si ripetesse uno scenario come quello famigerato del 1992, i risparmi presenti in piattaforma, anche quelli non investiti, non verrebbero influenzati dal provvedimento e non ci sarebbe alcun prelievo.
Peraltro, già oggi il social lending non è soggetto all’imposta di bollo sul dossier titoli che di fatto ha una connotazione di tassa patrimoniale.
Il Social Lending è un ottimo investimento rifugio
Abbiamo già visto come il Social Lending si sia dimostrato molto più resiliente rispetto ad altre forme di investimento. La possibilità di essere protetto da eventuali prelievi dovuti alla patrimoniale costituisce senza dubbio una ulteriore prova di come la nostra forma di investimento sia particolarmente interessante.
Inoltre, la solidità è dimostrata anche dai numeri: anche nel 2020 infatti il tasso medio ponderato del portafoglio per anno di erogazione è in crescita: