Quando si sceglie di fare un investimento si deve sempre tenere in considerazione un fattore: il rischio.
Il rischio è una di quelle variabili di cui un investitore alle prime armi potrebbe dimenticarsi. Per questo motivo quando si ha a che fare con un consulente una delle prima domande che vengono poste riguarda appunto la familiarità con il rischio.
Il rischio
Potremmo parlare di rischio in merito alla differenziazione, perché è proprio grazie all’analisi del rischio che si attuano poi le strategie di differenziazione del portafoglio di investimenti,
Come abbiamo detto, ogni volta che si investe bisogna fare i conti con il rischio. Ma come valutare il rischio?
Facciamo un esempio partendo da una delle attività considerate più rischiose: il gioco d’azzardo.
La Roulette è un gioco particolare, in cui la remunerazione è esattamente proporzionale rispetto al rischio corso. Sia che io punti sul rosso o sul nero ho sempre il 50% di possibilità di vincere. Se perdo, ho perso il 100% del premio, se vinco, vinco il 100% del premio.
Il Superenalotto, invece, è un gioco in cui la vittoria non è proporzionale al rischio che ho corso. Perché le mie possibilità di vittoria non sono al 50%, ma sono 1 sul numero di tutte le persone che giocano e anche quando si vince, l’importo, per quanto elevato, non è mai proporzionato alle (scarsissime) probabilità di vittoria.
Questo stesso concetto di rischio è applicabile agli investimenti. Ci sono investimenti che prevedono un guadagno proporzionato al rischio e investimenti che invece non hanno ritorni in funzione del rischio corso.
Prendiamo ad esempio la Borsa. La Borsa non è un investimento che definiremmo “del tutto affidabile” perché si può guadagnare anche 10 o 100 volte quel che si è investito, ma si può anche perdere tutto nell’arco di pochi istanti.
Come gestire il rischio negli investimenti?
Ciò che fa diminuire il rischio è la differenziazione.
In linea generale, una buona regola è tenere base di rendimenti fissi, a cui aggiungere una percentuale di investimenti a rischio medio-basso e una (minore) a rischio alto. Questi ultimi avranno sicuramente una volatilità elevata, ma avranno anche una remunerazione altrettanto alta.
Tendenzialmente gli investimenti ad alto rischio non dovrebbero superare il 10%, 15-20% se proprio l’investitore è in vena di assumersi dei rischi.
Il resto del portafoglio dovrebbe essere composto dal 40%-50% di investimenti a rischio prossimo allo zero (il rischio zero, come sappiamo, non esiste mai, nemmeno per i titoli di stato – Argentina docet), o con rischio medio-basso.